UNA GIORNATA PARTICOLARE
Spunti di riflessione dall’evento interassociativo del 18 novembre 2023 sul tema della politica professionale per i counselor
Sono serviti alcuni giorni per far sedimentare gli esiti di una giornata particolare come quella che si è svolta sabato scorso, a Bologna, presso il Camplus Universitario di via Sante Vincenzi, nel corso del Seminario organizzato da Aico: “Obiettivo counselor”.
Poiché per davvero si è trattato di una giornata particolare.
Per la prima volta 5 associazioni nazionali di counselor, con i loro rappresentanti e molti dei rispettivi associati, hanno dato vita a un incontro circolare che è stato in grado di andare oltre la rituale visita di cortesia fra presidenti, realizzando sia per metodo che per contenuti un vero e proprio laboratorio di politica professionale.
Nuovo soprattutto il metodo. Giacché non si è trattato dell’ennesimo raggruppamento a struttura rigida intorno a una nuova sigla unitaria, ma di un incontro centrato sul fare concreto, il quale ha aperto un dibattito nuovo, a partire da una precisa consapevolezza. In quanto associazioni di rappresentanza, abbiamo il dovere di costruire una visione politica condivisa e organica, capace di far emergere, integrare, portare a sintesi i differenti punti di osservazione; ma, soprattutto, in grado di trasformare, sin da subito, questa visione in progetto politico comune.
È evidente che soltanto insieme si possono affrontare e vincere le sfide che ci attendono per la definitiva affermazione della nostra figura professionale; soltanto uniti si può progettare le azioni politiche che l’articolazione della complessità del presente richiede; soltanto coesi si può avere la forza necessaria per realizzarle.
Occorre dunque – questo l’aspetto forse più significativo emerso dal confronto - la costituzione di un laboratorio interassociativo permanente di progettazione politica, aperto a tutte le associazioni nazionali di rappresentanza dei counselor, per cominciare a realizzare - oggi! - quanto attende ormai da troppo tempo.
Molti dei temi urgenti sono già emersi nel corso della tavola rotonda di sabato scorso, altri potranno essere aggiunti grazie al contributo di tutti.
Siamo partiti da ciò che manca. Da una parte, la visibilità della figura professionale, specie nel rapporto con gli enti pubblici e le istituzioni politiche. Dall’altra, il conseguimento della piena realizzazione del potenziale offerto dalla Legge 4/2013 e dal sistema normativo delle Regioni. È chiaro, infatti, che se per un verso l’attività quotidiana dei counselor ha fatto sì che nel corpo della società civile la funzione e il valore della nostra figura professionale sia sempre più conosciuta e apprezzata, ancora resta molto da fare rispetto al mondo della politica, dove spesso la relazione d’aiuto è ancora vista sotto la sola lente, ristretta e restrittiva, del trattamento di matrice clinica. Così come, sul fronte delle norme, resta ancora necessario liberare il potenziale di sviluppo professionale dei counselor da tutti gli ostacoli che ne rallentano il processo, consentendo alla categoria di mettere a frutto tutte le condizioni che possono contribuire a determinarne la piena affermazione.
Il che, per quanto emerso a Bologna, tradotto in termini pratici non può che significare una serie di iniziative ben precise.
Sicuramente un’attività di lobby, da realizzarsi in maniera coordinata e unitaria, volta alla pubblicizzazione e alla informazione riguardo alla nostra figura professionale e alla sua attività presso tutte le istituzioni politiche e gli uffici dell’amministrazione pubblica.
Ma anche e non meno una altrettanto puntuale attività politica tesa a) alla valorizzazione dell’Attestazione rilasciata dalle associazioni (ex art.7, Legge 4/2013), quale strumento più adatto a documentare la qualità professionale (giacché rilasciato da chi è addetto ai lavori, cioè da chi è più competente), laddove invece - come emerso di recente - sta maturando l’interesse a privilegiare e far prevalere lo strumento della Certificazione (ex art.6); b) alla riapertura del processo di normazione tecnica presso Uni (necessario per accedere alla stessa Certificazione), dove si è consumato un vero e proprio arbitrio contro la nostra categoria, che - per quanto illegittimamente – ancora oggi costituisce l’ultimo, ancorché unico, strumento di boicottaggio con cui il CNOP tenta di ostacolare i counselor; c) all’inserimento del counselor nel repertorio regionale delle figure professionali di tutte le Regioni, quale elemento di certificazione pubblica e di ulteriore occasione di occupabilità; c) allo sviluppo di una letteratura scientifica autonoma e di divulgazione sul counseling non clinico, per il rafforzamento della pratica professionale e la diffusione della sua conoscenza.
Si tratta di obiettivi concreti, efficaci e, per ciò stesso, necessari e immediatamente condivisibili da tutti.
Non resta che dargli forma.
Pena, continuare a disperdere un fiume di risorse e di energie in mille rivoli che non arrivano al mare.
Marco Deriu